Viaggio nell’underground della ‘Centrale’ di Milano, dove lo scrittore Jacopo De Michelis ha ambientato i crimini del suo romanzo. Dopo ‘Il nome della rosa’ di Eco del 1980 e ‘Io uccido’ di Faletti del 2002, vi presentiamo un nuovo capolavoro
Questo articolo comparso sul numero di 7 in edicola venerd 7 gennaio. Lo proponiamo online per i lettori di Corriere.it. Buona lettura
Milano, primissimi Anni Sessanta, quasi ogni giorno al tramonto due uomini si vedono al Gin Rosa (senza saperlo hanno inventato l’happy hour). Il tipo pi alto e con gli occhi sporgenti (somiglia un po’ a Marty Feldman, ma anche a Vladimir Nabokov) a un certo punto sospira e dice all’altro (pi piccolo, occhi pungenti come spilli): Oggi ne ho ammazzati dodici. L’altro sorride. Il giallo italiano modernamente inteso fu fondato in quel caff di San Babila. I due avventori erano Giorgio Scerbanenco e Oreste Del Buono. Da allora il giallo nostrale muta pelle pi o meno ogni vent’anni e inaugura una nuova stagione: 1980 Il nome della rosa di Umberto Eco; 2002 Io uccido di Giorgio Faletti.
PASSEGGIAVO A NAPOLI QUANDO MI ARRIVA UNA TELEFONATA: “VUOI LEGGERE UN ROMANZO ECCEZIONALE?” COMINCIA COS L’AVVENTURA DI D’ORRICO, CRITICO TRA I CRITICI, DENTRO LE 857 PAGINE DEL LIBRO. GIUDIZIO FINALE: SI CHIAMA JACOPO DE MICHELIS (PARENTE) ED IL PI GRANDE GIALLISTA ITALIANO
E ora, gennaio 2022, a vent’anni esatti dall’uscita del bestseller milionario di Faletti (e dalla copertina che 7 gli dedic), il giallo italiano si rivoluziona con La stazione (Giunti editore), pagine 857 (senza un filo di grasso e con centinaia di colpi di scena). Roba degna di una coverstory con titolo da impuniti come quella per Faletti: Si chiama Jacopo De Michelis (parente) ed il pi grande giallista italiano. Jacopo (nato nel 1968, laurea in filosofia teoretica, una moglie e un figlio, editor alla Marsilio, esperto di noir, ma non solo) nipote di Gianni, il ministro inviso al mondo cattocomunista (cattokhomeinista?) proprio per la ragione per cui a me stava simpatico: era un socialista che amava ballare alla John Travolta nella Febbre del sabato sera. Ed anche nipote di Cesare (evviva la Casta!), professore di Letteratura italiana moderna e contemporanea, editore (la Marsilio, appunto) e fermamente convinto (come me) che il pi grande romanzo del Novecento italiano parte seconda Il male oscuro di Giuseppe Berto. (Non segue dibattito).
Darlo a Marsilio? Non gli sembrava elegante
Tutto comincia a fine novembre scorso. Passeggio per Mezzocannone a Napoli e mi telefona Antonio Franchini in veste di gran sacerdote della Giunti (come lo fu per molti anni della Mondadori). Vuoi leggere un romanzo eccezionale? dice con una urgenza speciale nella voce. Di telefonate cos Franchini me ne fatte non pi di tre o quattro nella vita. Una per Con le peggiori intenzioni di Piperno, una per Gomorra di Saviano, una per Alex di Lemaitre. E ogni volta aveva ragione. Quale romanzo? domando. Un giallo, ma anche una storia d’avventura. Sono tanti romanzi tenuti assieme con maestria. Non so perch in quel momento mi venuto in mente mio padre, lancista, che diceva sempre delle sue automobili predilette: Con lo sportello di una Lancia Flavia ci fai la carrozzeria completa di quattro Cinquecento Fiat. Da come me ne parla Franchini quel romanzo una Lancia (di una volta). Io: Chi l’ha scritto?. Franchini: Jacopo De Michelis. Io: E perch l’ha dato a te e non se lo pubblicato da Marsilio?. Franchini: Non gli sembrava elegante. Allora penso a quanto sarebbe stato curioso il professor De Michelis, che dedic la vita ai romanzi italiani, di leggere un romanzo del nipote.
La citazione di Scerbanenco
La Stazione Centrale di Milano un pianeta a s, come una riserva di pellerossa nel mezzo della citt . Il romanzo dei romanzi comincia cos, con una citazione di Scerbanenco. In Centrale lavora l’ispettore Riccardo Mezzanotte, non ancora trent’anni, fisico scattante, non propriamente bello ma con un suo strano fascino, soprattutto per via degli occhi, intensi e ombrosi. Mezzanotte ha un curriculum che ricorda quello di Duca Lamberti, l’investigatore dei gialli di Scerbanenco. Nel senso che ha subito una specie di radiazione (Lamberti era un medico scacciato dall’ordine). L’ispettore Mezzanotte non stato radiato dalla polizia, ma c’ mancato poco. Dalla Squadra Omicidi, dove si era coperto di gloria catturando un efferato serial killer, finito in punizione alla Polfer a firmare scartoffie come l’illustre collega Montalbano: Un altro verbale e muoio, pens Mezzanotte soffocando uno sbadiglio. I casi che gli capitano non sono all’altezza del suo ingegno investigativo: donne incinte a cui si rompono le acque salendo sull’Eurostar per Roma; tossici in overdose nei cessi di fronte al binario 22; bambine cinesi perse dalla mamma nella ressa dei viaggiatori. E non parliamo degli affari di cuore, Mezzanotte in crisi con la fidanzata, una pittrice. Lui non Mim Augello (sempre per restare tra colleghi illustri), per negli uffici della Polfer si aggira una procace agente pugliese, un peperino la cui specialit saltarti addosso nella toilette di un pub e fare di te un uomo oggetto.
Mezzanotte ha la malinconia di un Philip Marlowe
No, Mezzanotte non un Mim. Piuttosto ha la malinconia di un Philip Marlowe e la sua malinconia ha un nome, un cognome e una qualifica: commissario Alberto Mezzanotte. Era suo padre ed era il mito della Questura milanese insieme agli amici Dario Venturi (detto il Monaco, un tipo algido, vestito sempre come per la prima comunione) e Tommaso Caradonna (palermitano dal sangue caliente, amante delle donne, del gioco, basette lunghe alla Sorrentino, jeans alla Celentano).
Insieme sgominarono la mala milanese delle Facce d’Angelo, dei Tebani, dei bei Ren. Cos De Michelis racconta il loro altissimo esempio di amicizia virile: Fra quei tre uomini cos diversi e sotto molti aspetti complementari nacque un sodalizio professionale e umano indistruttibile. Diventarono inseparabili, sia sul lavoro che fuori. Fu insieme a Venturi e Caradonna che Alberto Mezzanotte festeggi la nascita di suo figlio. Insieme a loro pianse la morte della moglie. L’amicizia che li legava sopravvisse perfino all’irruzione nelle loro vite di Vanessa Fabiani.
UN GIALLO QUANDO BELLO NON MAI SOLO UN GIALLO, UN CARGO BATTENTE BANDIERA LIBERIANA, DENTRO LA STIVA PUOI TROVARCI DI TUTTO
La conobbero nel 1984, durante un blitz in una sala da gioco clandestina, in cui lei veniva obbligata a lavorare come entraneuse per saldare un debito contratto da suo padre con degli strozzini. Aveva ventisei anni ed era di una bellezza travolgente. Sia Dario Venturi che Tommaso Caradonna persero la testa per lei. La corteggiarono entrambi, ma Vanessa alla fine scelse Caradonna. Venturi riusc a farsene una ragione, tanto da accettare di essere testimone di nozze dell’amico. Me l’aveva detto Franchini: La stazione non solo un giallo. Io aggiungo che un giallo quando bello non mai solo un giallo, un cargo battente bandiera liberiana: nella stiva pu trovarci di tutto. Il commissario Mezzanotte, il Monaco e Caradonna sono come Athos, Porthos e Aramis, eroi di cappa e spada. E accanto alla sfumatura dumasiana c’ un omaggio alla commedia sexy all’italiana (forse in memoria dei favolosi anni Ottanta dello zio Gianni?).
Una ex entraneuse nelle fantasie adolescenziali
Ecco l’effetto che l’ex entraneuse Vanessa ebbe sul ragazzino Riccardo: Si era preso anche lui una cotta segreta per la giovane e desiderabile “zia”, che aveva spodestato Edwige Fenech nel ruolo di protagonista delle torride fantasticherie adolescenziali orchestrate dai suoi ormoni in subbuglio. Nella psicoanalisi di scuola Dumas il problema dell’ispettore Mezzanotte semplice: non diventato il D’Artagnan dei tre moschettieri rappresentati dal padre e dai suoi amici. No, lui al massimo diventato il bassista degli Ictus, uno sgangherato gruppo punk, si lasciato crescere una cresta mohair tinta di rosso e si ficcato in giri brutti. E poi? Poi nel 1998 un killer rimasto ignoto fredd Alberto Mezzanotte con tre colpi di pistola. Da allora Mezzanotte junior guarda spesso la foto, scattata nel cortile della Questura di via Fatebenefratelli nel 1977 subito dopo l’arresto del boss Turatello, che ritrae il padre (sigaro, baffoni e solito impermeabile sgualcito alla tenente Colombo), il Monaco e Caradonna: Sorridevano tutti e tre, di un sorriso aperto, raggiante di felicit e soddisfazione. Riccardo non ricordava di aver mai visto la faccia del padre illuminata da un sorriso del genere .
Poliziotto perch radiato dal cuore di suo padre
Duca Lamberti di Scerbanenco divent poliziotto (privato) perch l’avevano radiato dall’ordine dei medici. Riccardo Mezzanotte diventato poliziotto perch stato radiato dal cuore di suo padre. Ha giurato sulla sua tomba che scoprir chi l’ha assassinato. Una promessa da marinaio: si ridotto a vistare scartoffie negli uffici della Polfer. A questo punto con l’onnipotenza del narratore ottocentesco, De Michelis interviene a dargli una mano. Scerbanenco, Chandler, cedete il passo (noblesse oblige) agli Hugo, ai Verne, ai padri della patria del romanzo d’avventura. Entra in scena Laura (giustamente De Michelis la battezza come l’amata di Petrarca, forse anche lui, come me, pensa che era pi bella, detto tra parentesi, della Beatrice di Dante). Laura ha un dono che una maledizione: sente e vede le emozioni degli altri. Nei giardinetti accanto alla Centrale (confida Laura a Riccardo) le sono apparsi due ragazzini, fratello e sorella, con una fascia di stoffa attorno a un braccio, una stella gialla a sei punte cucita sopra. Chi sono?
Il Fantasma e le stranezze del mondo di sotto
Le stranezze non finiscono qui. Dentro la stazione vengono ritrovati cadaveri di gatti orrendamente mutilati come vittime di sacrifici voodoo. Un informatore spiffera a Mezzanotte che lungo i binari stata avvistata una figura sinistra, il Fantasma: Lo chiamano cos perch compare solo di notte, alto, magro magro e pallido come uno spettro. Anche i capelli ce li ha tutti bianchi. da quando lo si vede aggirarsi per la Centrale che hanno iniziato a spuntare gli animali morti. Tutti i misteri di questa storia sembrano portare a un luogo preciso: lo sterminato underground della Centrale. I sotterranei sono l’inconscio di una citt, dice uno speleologo a Mezzanotte.
DICE L’AUTORE: LEGGERE MILLENNIUM MI HA DATO IL CORAGGIO DI OSARE UN ROMANZO LUNGHISSIMO FATTO DI TANTI ROMANZI
Sotto la stazione c’ l’inconscio di Milano, i suoi nodi non sciolti, le sue storie sepolte (dalla sua fondazione al fascismo). Come un eroe di Verne, l’ispettore intraprende un viaggio al centro della Terra. Trover di tutto come nel deep web. Perfino il vecchio cinema di terza visione dove i viaggiatori aspettavano l’ora della partenza: Dava l’impressione di essere stato abbandonato in fretta e furia nel bel mezzo di uno spettacolo e che da allora nessuno ci fosse pi tornato. C’erano ancora mazzette di biglietti accanto alla cassa, una macchina per i popcorn sul banco del bar, alcune locandine di film appese ai muri… Asfalto che scotta, Colpo in canna, I vampiri dello spazio.
Hitler in divisa militare nel museo delle cere
Anche il museo delle cere che c’era una volta in stazione (Sandro Veronesi gli dedic un magistrale reportage), Mezzanotte lo ritrova sottoterra: Esplor il luogo con la torcia, illuminando prima un Hitler in divisa militare che faceva il saluto nazista e poi Stalin, Roosevelt e Churchill intenti a spartirsi il pianeta seduti attorno a un mappamondo. Due aperture incorniciate da drappeggi conducevano alle altre sale di quel lugubre museo in abbandono. And ad affacciarsi a una di esse. Ci trov Dante in procinto di varcare la soglia dell’Inferno insieme a Virgilio, e Dracula che si ergeva ghignante alla finestra della camera di una fanciulla addormentata… . Altre grandiose, terribili sorprese aspettano Mezzanotte nel suo viaggio verniano (ma anche alighieresco) nel mondo di sotto. Cadr perfino nelle sabbie mobili: un omaggio a Victor Hugo che stato il primo, credo, a usarle nei Miserabili mi spiega De Michelis. E poi mi dice il tempo che c’ voluto a scrivere la sua storia infinita (e travolgente): Otto anni. L’idea mi venne da qui, dal binario 21, dove partivano i vagoni piombati per Auschwitz.
La spinta dei romanzi della trilogia di Larsson
Ci troviamo alla Centrale, sul piano del ferro (cos tecnicamente si chiama il livello dove si diramano i binari) a fare le foto con Massimo Sestini per la coverstory di 7. Chiedo a Jacopo se Millennium, la trilogia di Larsson, il maggiore bestseller della sua Marsilio, lo ha influenzato. Mi ha dato il coraggio di osare un romanzo lunghissimo fatto di tanti romanzi. Gli domando se il finale un finale alla Rosemary’s Baby di Polanski. Ma non c’ tempo per la risposta. Sestini ci chiama. Bisogna scendere nei sotterranei (l’Hotel Inferno del romanzo). Ci avviamo verso le scale che portano nell’inconscio di Milano. Mi volto per dare una (ultima?) sbirciata alla Centrale e la vedo con gli occhi di Mezzanotte: Ammantata nel suo funereo biancore, la stazione li attendeva in fondo al viale, possente come una fortezza, solenne come un mausoleo, enigmatica come una piramide egizia. S, al professor De Michelis questo romanzo sarebbe piaciuto da pazzi: un Male oscuro remixato da Indiana Jones.
8 gennaio 2022 (modifica il 8 gennaio 2022 | 10:06)
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